Calpestare la guerra

Mostra - da sabato 11 ott 2014 | a domenica 01 mar 2015

  • Fucile Kalashnikov AK 47 anni di produzione (1980-1989)

    Fucile Kalashnikov AK 47 anni di produzione (1980-1989)

  • Tappeto afghano (dettaglio), Amman Ullah Khan, 1892-1960

    Tappeto afghano (dettaglio), Amman Ullah Khan, 1892-1960

  • Mappa Afghanistan, tappeto celebrativo cacciata dei sovietici, 1989-1992

    Mappa Afghanistan, tappeto celebrativo cacciata dei sovietici, 1989-1992

  • Tappeto afghano, Attentato torri Gemelle dal 2001-2002

    Tappeto afghano, Attentato torri Gemelle dal 2001-2002

Quando
da sabato 11 ott 2014 | a domenica 01 mar 2015
Prezzo
Credits
A cura di Nicoletta Boschiero e Edoardo Marino
Dove
Casa d'Arte Futurista Depero
Tipologia
Mostra

Il museo dedicato alla creatività di Fortunato Depero, che lo stesso Maestro aveva fortemente voluto e connotato anche come luogo di incontri e dialogo, ospita oggi 50 tappeti di guerra provenienti dall’Afghanistan, prodotti a partire dal 1979, a seguito dell’invasione sovietica. Da allora il popolo afgano, cancellato il ricordo delle aperture e delle riforme degli anni Settanta, vive in una situazione di guerra perpetua. Questa guerra, alla quale il mondo guarda a fasi alterne, è narrata nelle trame e nei nodi dei tappeti tradizionali che divengono di volta in volta strumenti di propaganda, di celebrazione, di resistenza e di descrizione di tragici scenari quotidiani.
Realizzati tradizionalmente dai maestri annodatori a uso domestico, i tappeti rappresentano la memoria collettiva e l’arte dei diversi gruppi etnici che, disorganicamente, compongono la popolazione dell’Afghanistan. Con i fili di lana, in un insolito incontro tra antiche tradizioni e nuovi simboli, si tesse un filone artistico del tutto originale. Colori, segni e folclori diversi si mescolano e diventano manifesti per il proselitismo, iconografie celebrative, ostentazioni di potenza e, per i soldati stranieri, cimeli o souvenir di guerra. Alcuni di questi tappeti possono essere definiti vere e proprie opere d’arte concettuale che, inconsapevolmente, suggeriscono accostamenti con le tele di Alighiero Boetti o con il lavoro di Fortunato Depero.

Tragicamente la narrazione della guerra si intreccia con la tradizione artistica. Dai primi tappeti, nei quali elicotteri e scene di violenza convivono con motivi ornamentali e iconografie tradizionali, si giunge in breve alla produzione quasi esclusiva di racconti bellici, anche in seguito all’incoraggiamento dei mujaheddin che vedono nei tappeti una forma di protesta e di propaganda. Kalashnikov, carri armati, armi e bombe a mano sono i soggetti dei war rugs. Le Torri Gemelle e gli stessi mujaheddin divengono simboli di resistenza e costituiscono nuove iconografie che inneggiano alla guerra e alla jihad.
In pochi recenti decenni, quella afgana è dolorosamente diventa la produzione artistica più significativa, pregiata e storicamente estesa di tappeti di guerra. Soprattutto grazie agli occupanti, sovietici prima americani poi, i tappeti viaggiano oltre i confini del piccolo stato in conflitto perenne. In Europa come negli Stati Uniti vengono venduti e collezionati da veterani dell’esercito, collezionisti, mercanti che danno vita a un vero e proprio business. L’evidente valore artigianale, storico e sociale rende i tappeti, oltre che pregiati articoli da collezione, oggetto di studio e esposizione in gallerie, manifestazioni e musei, come il Boca Museum of Art di Philadelphia che ha recentemente dedicato una mostra ai war drugs afgani.

Tra i ricercatori appassionati, fin dai primi anni Novanta, c’è Edoardo Marino, co-curatore della mostra a Casa Depero ed esperto di arte decorativa, collezionista e autore di Guerre a tappeto. Storia dell’Afghanistan nelle trame dei tappeti di guerra.
Marino riconosce il segno eccezionale della produzione dei war rugs afgani che assume un carattere tanto corposo da definire la cronologia stessa della storia del Paese. Si sviluppa così Calpestare la guerra, una collezione di tappeti tra le più importanti al mondo, trovati o acquistati da collezionisti, mercanti, appassionati, importatori di tappeti orientali, dal Canada alla Germania, passando ovviamente per l’Afghanistan.
Calpestare la guerra è però anche una campagna per la pace e i diritti umani portata avanti dalla onlus CoooperAction attraverso l’organizzazione di mostre ed eventi e la produzione di documentari, libri e saggi per la sensibilizzazione sulla questione afgana e per il rafforzamento della condizione femminile.
Molti dei tappeti della Collezione, realizzati in anni recenti, hanno un minor valore artigianale e comprendono errori di esecuzione poiché tessuti nella maggior parte dei casi da bambini. L’Associazione CoooperAction collabora e sostiene un orfanotrofio afgano nel quale i bambini vengono accolti e educati.
Insieme ai tappeti, in mostra a Casa Depero i “fazzoletti della pace”, realizzati da donne e bambini rappresentano scene della vita quotidiana di chi vive la guerra come condizione abituale. Alle scene di violenza si alternano così esternazioni puerili o poetiche.

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