Chen Zhen
Il Corpo come paesaggio

Mostra - da sabato 23 feb 2008 | a domenica 01 giu 2008

  • Chen Zhen, "Crystal Landscape of Inner Body" (dettaglio), 2000

    Chen Zhen, "Crystal Landscape of Inner Body" (dettaglio), 2000

  • Chen Zhen, Projet mental - "Zen Garden", n. 2

    Chen Zhen, Projet mental - "Zen Garden", n. 2

  • Chen Zhen, "Un Village sans frontières", 2000

    Chen Zhen, "Un Village sans frontières", 2000

  • "Chen Zhen. Il corpo come paesaggio", veduta dell'allestimento, Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

    "Chen Zhen. Il corpo come paesaggio", veduta dell'allestimento, Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

  • "Chen Zhen. Il corpo come paesaggio", veduta dell'allestimento, Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

    "Chen Zhen. Il corpo come paesaggio", veduta dell'allestimento, Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

  • "Chen Zhen. Il corpo come paesaggio", veduta dell'allestimento, Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

    "Chen Zhen. Il corpo come paesaggio", veduta dell'allestimento, Ph. Mart, Archivio fotografico e Mediateca

Quando
da sabato 23 feb 2008 | a domenica 01 giu 2008
Prezzo
Credits
A cura di Gerald Matt e Ilse Lafer. Co-prodotto dalla Kunsthalle di Vienna e dal Mart  
Dove
Mart Rovereto
Tipologia
Mostra

L'esposizione – la prima mostra antologica che si tiene in Italia dopo la sua tragica e prematura scomparsa – presenterà al pubblico non solo una ricchissima selezione di opere e di installazioni provenienti da musei internazionali e da collezioni private, ma anche una sezione dedicata ai progetti incompiuti, fino ad ora rimasti inediti. Formatosi nel periodo della Rivoluzione Culturale Cinese, Chen Zhen ha vissuto e lavorato fra Shanghai, New York e Parigi.
Tutto il suo lavoro oltrepassa i confini comunemente tracciati tra il pensiero orientale e quello occidentale, e sfugge perfino ad una sistematica classificazione sulla base delle etichette comunemente associate ai movimenti artistici.
Evitando consapevolmente ogni rigida appartenenza, Chen Zhen ha messo alla base delle sue opere la ricerca della sintesi, interrogandosi ad esempio sulla forza e universalità del desiderio umano di evitare le guerre a favore della mediazione pacifica.

Le sue esperienze dirette della Rivoluzione Culturale, delle riforme nella Cina dello sviluppo e infine della società occidentale, lo hanno portato a sviluppare un’acuta sensibilità per le difficoltà di comprensione reciproca che grava sulle spalle di chi cerca il contatto con una civiltà diversa dalla sua. Chen Zhen chiamava questo fattore “l’eterno malinteso”. Eppure, la consapevolezza che questa incomprensione è un rischio costante delle comunicazioni non ha intaccato la fiducia nella possibilità del dialogo.
Dando forma a queste intuizioni nelle sue installazioni, Chen Zhen ha anticipato con rara precisione uno dei temi saltati prepotentemente in cima all’agenda mediatica negli anni successivi alla sua morte, e frequentemente banalizzato come “conflitto di civiltà”.
 

RISORSE IN RETE

  • Guarda su flickr il set di immagini della mostra

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